Comunicato stampa – Le Utilities nel quarto anno di crisi economica globale
Osservatorio Utilities Agici – Accenture 2013 – Risultati dal XIII Workshop, 1 marzo – Palazzo Clerici, Milano
Le Utilities nel quarto anno di crisi economica globale. In Italia il percorso di ripresa delle Multiutility presenta luci e ombre: rispetto al 2008, anno di inizio della crisi, il 2012 evidenzia una crescita dei ricavi (+20%) ma una riduzione significativa degli utili (-22%). Cresce anche l’indebitamento: +52% rispetto al 2008. Più incoraggianti, anche se non particolarmente brillanti, i risultati dei grandi gruppi energetici europei: fatturato +22%, utile +3%, debito +4%.
Come affrontare la crisi? Recuperi di efficienza interni, vendita degli asset non strategici, crescita nelle rinnovabili e nell’efficienza energetica, focus sui grandi mercati emergenti asiatici e sudamericani. Ma anche le istituzioni pubbliche deve avere un ruolo e fornire le linee guida da seguire: serve una nuova politica industriale per i servizi pubblici.
Milano, 1 marzo 2013 – La ancora intensa crisi economica globale continua a interessare il settore utility: i consumi energetici non crescono, gli incentivi pubblici diminuiscono, la concorrenza si fa sempre più accesa. Ciò impone un ripensamento complessivo delle strategie delle utilities: investimenti in capacità produttiva sempre più selettivi, più attenzione al cliente, focus sulle energie verdi, internazionalizzazione.
Su queste e altre tematiche, l’Osservatorio pone la sua attenzione attraverso i suoi due Rapporti annuali sul mercato italiano ed europeo delle utilities, che analizzano le strategie dei top player del settore e formulano proposte per la politica e i regolatori allo scopo di affrontare con maggiore determinazione la crisi del settore.
RAPPORTO SUL MERCATO ITALIANO
I comparti delle Utilities: dalle ragioni della crisi alle strategie per il rilancio
Dall’analisi delle performance dei principali players del mercato italiano emergono una serie di criticità legate alla crisi economica globale ancora in corso ma non solo. Il modello di business conta:
- Le Multiutility sembrano reggere meglio la crisi rispetto ai soggetti attivi in un unico comparto. Nel 2012 le prime 10 Multiutility italiane hanno registrato una crescita di ricavi aggregati del 6% (+20% nel quinquennio 2008-2012).
- Risultati inferiori per i gruppi focalizzati sull’energia: +4% rispetto al 2011 e +15% rispetto al 2008. Gli utili risultano in sensibile aumento essenzialmente grazie ad Edison, tornata in positivo dopo la rilevante perdita del 2011.
- Le Utility operanti nell’idrico presentano financial decisamente interessanti ed in costante aumento, grazie soprattutto alle performance di operatori che hanno adottato una visione industriale di lungo periodo (AQP e Smat Torino).
- Meno incoraggiati i risultati dei player attivi nei rifiuti, poco performanti a causa delle tariffe tenute basse per soddisfare bisogni sociali della collettività di riferimento.
In termini di sostenibilità finanziaria si rileva come la posizione finanziaria netta aumenti per tutte le aziende tranne i Gruppi Energetici, a testimonianza dell’efficacia delle politiche di disinvestimento e rifocalizzazione sul core business intraprese negli ultimi anni. I più rilevanti problemi di liquidità si registrano nelle Utility focalizzate sui rifiuti.
Riassumendo, le Utility scontano, seppur con un certo ritardo e con notevoli differenze tra le diverse aziende, gli effetti della crisi globale. In particolare stanno pesando:
- Calo della domanda
- Crescente concorrenza
- Crisi della finanza pubblica e privata
A questo si aggiungono criticità tipiche dell’Italia come il quadro normativo incerto e l’assenza di una politica industriale.
Non vanno tuttavia dimenticate cause interne alle aziende: esistono, infatti, ampi spazi di miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia della gestione.
Evidenziate le criticità, quali azioni per rilanciare il settore? La tesi è che tali azioni debbano essere ideate e poste in atto prevalentemente dal soggetto pubblico, il cui ruolo in questo processo è imprescindibile. L’obiettivo finale deve essere quello della valorizzazione del settore dei servizi pubblici locali nel suo complesso, visti (finalmente) come fattore cruciale per lo sviluppo e la crescita locale e nazionale, anche mediante attrazione di nuovi investimenti esteri.
“Le ragioni della crisi delle utility – afferma il prof. Gilardoni, Presidente dell’Osservatorio e docente presso l’Università Bocconi – sono molteplici e non integralmente riconducibili alla più generale crisi economica e finanziaria globale. Il settore dei SPL – continua Gilardoni – deve essere necessariamente valorizzato perché fondamentale per il sistema Paese. Da qui l’individuazione di una serie di possibili azioni di rilancio del settore, prioritariamente di policy, all’interno di un rinnovato quadro di politica industriale: valorizzazione delle diverse forme di partenariato pubblico provato, incentivazione della concorrenza, predisposizione di un Testo Unico per i SPL, Authority indipendenti in tutti i settori, rinnovato ruolo delle istituzioni (su tutte Cassa Depositi e Prestiti)”
RAPPORTO SUL MERCATO PAN EUROPEO
Crisis of European energy market and strategies of the leading utilities
Continua la crisi del mercato europeo dell’energia. Rispetto al 2008, le maggiori utility europee vedono crescere il fatturato (+22%) ma a fronte di utili sostanzialmente stabili (+3%) e debiti in leggero aumento (+4%) nonostante i massicci disinvestimenti effettuati da tre anni a questa parte. Cosa c’è da aspettarsi per i prossimi due anni? Fatturato e utili non cresceranno, l’indebitamento, finalmente, sembra destinato a calare, anche se limitatamente (-8%).
Su queste performance non particolarmente brillanti pesa un mercato energetico europeo che vede consumi stabili o addirittura in calo. Su questo fronte le prospettive non sono incoraggianti: secondo le analisi dell’Osservatorio la domanda di energia in Europa rimarrà stabile di qui al 2030.
Come stanno reagendo i grandi gruppi europee?
1) Continua l’ondata di disinvestimenti i quali toccano nel 2012 la cifra record di 35 miliardi di € (nel 2011 erano 21 miliardi +67%). Per la prima volta anche le rinnovabili sono interessate a questo fenomeno: nel 2012, per ridurre l’indebitamento, le grandi utility hanno venduto impianti FER per 4 miliardi di €.
2) Crescita internazionale. Se L’Europa è in crisi, le grandi utility investono al di fuori di essa, soprattutto in America Latina e in Asia. I settori preferiti sono gas, rinnovabili ed efficienza energetica.
3) Investimenti sempre più selettivi. Le centrali nucleari in Europa sono costate più del doppio del previsto, il carbone fa sempre più fatica a rispettare i moderni standard ambientali, il gas funziona a scartamento ridotto per l’overcapacity: le utility stanno concertando i proprio investimenti nelle rinnovabili, soprattutto in grandi parchi eolici e nel fotovoltaico.
“Il mercato europeo dell’energia – dichiara il prof. Gilardoni, Presidente dell’Osservatorio e docente presso l’Università Bocconi – sta vivendo una fase assai problematica. Ciò impone alle utility europee un profondo ripensamento delle loro strategie. L’efficienza nella gestione – prosegue Gilardoni – dovrà essere il cardine di questo cambiamento strategico: ciò allo scopo di convincere i mercati finanziari e gli istituti di credito. Recuperare efficienza e ridurre il debito costituiscono infatti le nuove leve su cui fondare una nuova politica di crescita: maggior attenzione verso il cliente, rinnovabili, efficienza energetica, crescita nei grandi mercati emergenti.”